MARIENI SAREDO

Personaggi - Un poco di Storia - Curiosità - Fotografie

 

Il Casato dei Marieni | Il Casato dei Saredo | Carlo Marieni - Repubblicano | Capo Battaglione Col. Giuseppe Marieni | Giovanni Marieni - Cartografo
General Mayor Giacomo Marieni  | Luigi Marieni Medico Ricercatore | Generale Giovanni Battista Marieni  | Ambasciatore Alessandro Marieni Saredo

Sen. Giuseppe Saredo - Docente Universitario | Luisa Saredo - Storica e Scrittrice di Romanzi | Avvertenze Legali | Home Page | Vai a Fondo Pagina

 

+ Galleria Fotografica

+ La Campagna di Libia 1913 - 14

+ L' Aviazione 1916 - 1917

+ Al Comando Generale del Genio

 

Rassegna stampa + Curiosità

GENERALE GIOVANNI BATTISTA MARIENI

+ Il Bollettino di Tripoli 1914

+ Il Secolo XIX del 16.6.1914

 

+ Le Gaulois del 15.9.1917

+ La Rivista dell'Aviazione 15.9.17

RASSEGNA STAMPA

+ L' Eco di Bergamo del 5.9.1919

+ Il Piccolo del 13.1.1923

 

+ Il Mondo del 8.8.1923

+ Il Mondo del 9.8.1923

Esercito e Marina del 20.05.1924

+ Esercito e Marina del 20.5.1924

+ Rivista di Bergamo del Nov. 1933

 

+ La Voce di Bergamo del 6.6.1941

+ Giornale di Bergamo 12.12.1967

 

 

L'Arma del Genio

Discorso tenuto da S.
E. il generale Marieni alla inaugurazione 
del 1°  Congresso dell'Associazione  Nazionale 
«La
Santa Barbara
».

 

 

Quale ultimo Ispettore generale del Genio e Comandante generale del Genio della Vittoria, adempio oggi un incarico che mi onora, parlando a nome del 1° Con-gresso Nazionale dell'Associazione La Santa Barbara, che militi, impiegati ed operai dell'Arma silenziosa, cui dettero in guerra valore, ingegno e vigorìa, fondarono in pace per la fraterna assistenza.

S. M. il Re, che seguì da vicino con regale
benevolenza ed alto intelletto militare le vicende e le opere del Genio, concedeva il suo alto patronato alla Associazione, onde questo Congresso vada con l'auspicio del nome Augusto a dimostrare anche nell'ora presente la varia antica virtù dell'Arma nostra e le energie che vogliamo tuttora associarle nelle necessità della vita moderna»

Noi esaltiamo oggi le tre manifestazioni del
Genio militare ad eterno ricordo della sua grandezza; il Museo, l'Associazione La Santa Barbara, il Monumento ai nostri caduti.

                     *   *   *
Piacque a S. M. inaugurare il Museo del Genio il 13 febbraio del 1906 in alcune gallerie e sale del Maschio di Castel S. Angelo, tra le rimembranze dell' architettura militare e le larghe tracce di fortificazioni che vi lasciarono Nicolò, Pietro Lamberti di Arezzo, il Rossellino, il Tanola, Michelangelo, Sangallo e Peruzzi, Bramante e Camillo Orsini, Serbelloni e Paciotto da Urbino, Bernini e Valadieri, precursori dei  moderni ingegneri militari nell'arte della fortificazione;fondamento, questa,
 

 

 

della sicurezza della Nazione in tutti i tempi.
Ma nel 1911, il progresso degli avve-nimenti trasportava il Museo dal Mas-chio nelle casermette di Urbano VIII. Ed il 13 febbraio S. M. si degnò ancora presenziare la solenne apertura.

L'incendio della guerra italo-austriaca ed il divampare delle sue fiamme moltiplicarono talmente le prove del lavoro ed i cimelii dell'eroismo tecnico-militare che si ricorse a nuove costruzioni, in modo che oggi le sale occupate superano le ottanta. Così, trasformandosi a traverso le gloriose vicende ed i progressi delle moderne applicazioni, divenne il più completo e grandioso Museo del genere del mondo, degno di una terza consacrazione, anche questa onorata, il 13 febbraio 1920, della Augusta presenza del Re.

                      *   *  *

L'Associazione La S. Barbara nata nel ricordo delle gloriose gesta di guerra, trova l'ora propizia alla sua spirituale energia, legando nell'esercizio della normale attività di pace tutti coloro che all'Arma appartengono con la fede serbata o con l'opera presente, in armi o in
congedo, cultori di tecnica ed opera nelle officine.
 

Scopo della S. Barbara seguire, promuovere, diffondere le più belle attività sociali dei tempi nuovi, aiutando i fratelli nelle migliori espressioni di progresso economico, sempre congiunta alla vita della Nazione, propagatrice e rinnovatrice delle civili e militari virtù dell'Arma nostra.
 

 

 

L'Associazione ha viva la speranza di riuscire mirabile affermazione di scienza e di fervore d'umanità esplicata nella tutela degli interessi dei soci, istituendo circoli di coltura intellettuale e cooperative di lavoro, attuando con larghezza il concetto dell'assistenza sociale nelle sue più varie forme, comprese le cure sanitarie e gli assegni a favore dei soci bisognosi, delle loro vedove, dei loro figliuoli.
La sua opera complessa di aiuto, di pietà e di civiltà si riassume in provvidenza, perché ad ognuno giunga la luce del consiglio e l'assistenza riparatrice.
Tali i desiderii del presente, tali le speranze dell'avvenire, che racchiudono un alto significato morale, profondamente sentito dagli associati come dovere di affettuosa fratellanza, e che ciascuno di noi, fedele a quelle idealità inseparabili dalle nostre belle e gloriose tradizioni secolari, ha liberamente accettato di fronte alla Patrona dell'Arma.

                  *   *  *

La terza manifestazione sarà il Monumento ai nostri Caduti per la maggior gloria della Patria.
Documenti ufficiali raccolsero le principali gesta dei nostri eroi, ma a molti non perfettamente è noto che cosa esse siano veramente state negli
ultimi gloriosi cimenti, quali forze abbia diffusa la loro varia attività; e nell'incompiuta conoscenza del loro essere, non  piena
mente ne venne apprezzata l’azione.
 

Mentre, dovunque, il Genio Militare ha
 

 

scritto pagine di gloria: dai fatti

memorabili del '48 alla spedizione di Crimea ; dalle opere militari del '59 ai cimenti del '60-61; dalla guerra liberatrice del '66 ai primi giorni africani ed alle insigni prove della Libia.

E nei quattro anni fortunosi e fortunati, dal
monte al mare, in tutte le valli, su tutte le pendici, a traverso tutti i fiumi della Terra Sacra, troviamo artefici esperti, valorosi compagni. A falangi, ufficiali, soldati ed operai si immolarono, fossero essi vigorosi zappatori o minatori, arditi, celebrati pontieri e lagunari, infaticabili telegrafisti e telefonisti, ferrovieri, teleferisti, esploratori del cielo: parte intrepida di truppe combattenti e specialisti capaci di ogni moderno ingegno.

E luoghi memorabili per l'entità dei lavori e valori tecnici, e sacri per il numero dei compagni spenti, sono: Monte Braulio, Dosso dello Scorluzzo, Monte Bevedale in Valtellina, Ercavallo, Torrione di Montozzo, Monticelli, Castellaccio e Adamello in Valcamonica; Cima Palone, Monte Sperone e Ponale nelle Giudicarie; Altissimo, Monte Corno, Coni Zugna, in Val Lagarina.
 

Ed azioni gloriose: lo sfondamento delle trincee nemiche sulle alture di Polazzo al Carso; l'attacco al Monte S. Michele; la guerra di mina a Col di Lana, al Monte Cimone e sul Pasubio; le difese dell'Adria-Verke al Carso, di Campiluzzi, Cima d'Agra, Malga Azaron, Monte Badenecche, Tonderecar e Monte Lungara sugli altipiani; di Fagarè al Piave; di Col Moschin, Fenillon Col del Miglio, al Grappa; la conquista e la difesa di Monte Valbella, Col del Rosso e col d'Echele; i combattimenti di Basso Sile e di S. Mauro del Montello; il forzamento dell' Isonzo fra Gradisca e Sagrado, a Loga e Bodrez, a Carnale e Morske ed il suo passaggio a Ronzina; il gettamento di ponti sul Tagliamento a Latisana; la riconquista del Delta del Piave, la tenacia contro la piena del fiume sacro, alleatosi al nemico avverso i nostri ponti di equipaggio gettati più volte senza tregua, nonostante la distruggitrice opera del cannoneg- giamento e dell'impetuosa corrente all'Isola Caserta, a Fontana del Buoro, a Felzè di Piave, a Casa

 

 

 

Alfa, a Cà Piadena, a Cà Pastrolin e Villa Berti, a Nervesa, al Ponte della Priula, Palazzon alle Grave di Papadopoli, a Pederobba, raccogliendo l'ammirazione degli eserciti alleati; ed infine gli attacchi contro Col Cuc ed i Solaroli nella battaglia di Vittorio Veneto.

Fare della statistica dimostrativa e convincente è opera difficile perché la massa del lavoro fu tale che sfugge al calcolo.
Basti qualche cifra approssimativa, forse inferiore alla realtà.

Le trincee scavate, dalla mulattiera alla ca
mionabile, oltrepassano i 10 mila Km. con 50 Km. di ponti stabili.

I ponti con materiale di equipaggio, gettati, ripiegati, per essere poi gettati di nuovo, ammontano a 183; ed a 75 le passarelle. Furono scavati più di 20 Km. di gallerie.

Le linee telegrafiche militari, di soli 1200 Km. con 25 stazioni 250 telegrafisti trasmettitori all'inizio della guerra, formeranno poi una rete di 100 mila Km. con 1100 stazioni e 9000 trasmettitori. 918 teleferiche con oltre 800 Km. di sviluppo e 5000 Km. di fune metallica, superano un dislivello totale di 525.600 m., cioè 110 volte l'altezza del Monte Bianco, trasportando materiali per un peso totale di 33 milioni di quintali.

 A queste cifre fantastiche dobbiamo aggiun
gere alcune altre riguardanti i lavori eseguiti dal Genio Militare subito dopo l'armistizio, onde provvedere alle immediate esigenze della Venezia riconquistata e redenta, ove la guerra e l'odio nemico avevano seminata la distruzione,

Così, tra l'altro, vennero riattati 5 mila Km. di strade, ricostruiti ponti stabili per una lunghezza complessiva di 13 Km., riparate al settembre 1919, 34 mila case, ed erette 10 mila baracche.

Come il Genio Militare divenga ogni giorno vivissima parte degli eserciti combattenti a fianco dei fanti, degli artiglieri, dei cavalieri, stanno a dimostrare i 9300 uomini di truppa e i 300 ufficiali che morirono per la Patria, lavorando e combattendo; con una

 

 

 

percentuale assai elevata e superata forse dalla sola fanteria.
Lo dimostrano le nostre 15 medaglie

d'oro; le 1158 d'argento, le 2711 di bronzo, le 38 ricompense dell'Ordine Militare di Savoia, ed i 757 promossi al grado superiore per merito di guerra.
La memoria di questi nostri eroi, dell'opera veramente ciclopica, da essi compiuta col sacrifìcio della vita, noi vogliamo tramandarla ai figli ed ai nepoti.

Non sarà però, il nostro, uno dei tanti monumenti che ogni terra d'Italia ha giustamente eretto per ricordare i propri Caduti

Ma sorgerà nei pressi del Museo come completamento di esso, come se le due manifestazioni costituissero, una cosa sola, e tutte e due riunite formassero l’unico monumento dell'Arma del Genio.

Poiché il Museo è l'orgoglio di noi soldati tecnici, il vero e grande monumento che ci narra le glorie del passato e del presente, e nel quale ogni antica e mirabile tradizione di dottrina si è associata con ogni più recente progresso. Esso ci dice che l'Arma del Genio è antica quanto la guerra, che il Genio Militare italiano ha i suoi primi soldati tra le Le
gioni Romane vittoriose nel mondo, e che i suoi primi Capitani tecnici avevano nome Camillo, Scipione, Giulio Cesare.

                       
*  *  *
Queste le tre manifestazioni dell'Arma eroica, il cui sapere appresta gl' istrumenti dell'attacco e della difesa e sa strenuamente adoperarli; dell'Arma dotta che informandosi ai progressi dell'arte militare e ai compiti della guerra moderna, sempre ne serba militarmente e tecnicamente, la fisionomia, sicché divenne l'avanguardia delle nostre armi e tutte
ora abbraccia le operazioni della guerra e ad esse gagliardamente partecipa.

Con giusto orgoglio di ultimo Capo m'inchino alla sua bandiera, su cui scintillano due medaglie d'oro al valor militare e di benemerenza per il terremoto di Messina: simboli del cuore eroico de' suoi valorosi, della scienza per la difesa della Patria, e del suo sacrifìcio per le sante idealità della fratellanza umana.

 

 Inizio Pagina