scritto
pagine di gloria: dai fatti
memorabili del '48 alla
spedizione di Crimea ;
dalle opere militari del '59 ai cimenti del '60-61; dalla guerra
liberatrice del '66 ai primi giorni africani ed alle
insigni
prove della Libia.
E nei quattro anni fortunosi e fortunati, dal
monte al
mare, in tutte le valli, su tutte le pendici, a traverso tutti i fiumi
della Terra Sacra, troviamo artefici esperti, valorosi compagni. A
falangi, ufficiali, soldati ed operai si immolarono, fossero essi
vigorosi zappatori o minatori, arditi, celebrati pontieri e lagunari,
infaticabili telegrafisti e telefonisti, ferrovieri, teleferisti,
esploratori del cielo: parte intrepida di truppe combattenti e
specialisti capaci di ogni moderno ingegno.
E luoghi memorabili per l'entità dei lavori e valori tecnici, e sacri per
il numero dei compagni spenti, sono: Monte Braulio, Dosso dello
Scorluzzo, Monte Bevedale in Valtellina, Ercavallo, Torrione di Montozzo,
Monticelli, Castellaccio e Adamello in Valcamonica; Cima Palone, Monte
Sperone e Ponale nelle Giudicarie; Altissimo, Monte Corno, Coni Zugna,
in Val Lagarina.
Ed azioni gloriose: lo
sfondamento delle trincee nemiche sulle alture di Polazzo al Carso;
l'attacco al Monte S. Michele; la guerra di mina a Col di Lana, al Monte
Cimone e sul Pasubio; le difese dell'Adria-Verke al Carso, di Campiluzzi,
Cima d'Agra, Malga Azaron, Monte Badenecche, Tonderecar e Monte Lungara
sugli altipiani; di Fagarè al Piave; di Col Moschin, Fenillon Col del
Miglio, al Grappa; la conquista e la difesa di Monte Valbella, Col del
Rosso e col d'Echele; i combattimenti di Basso Sile e di S. Mauro del
Montello; il forzamento dell' Isonzo fra Gradisca e Sagrado, a Loga e
Bodrez, a Carnale e Morske ed il suo passaggio a Ronzina; il gettamento
di ponti sul Tagliamento a Latisana; la riconquista del Delta del Piave,
la tenacia contro la piena del fiume sacro, alleatosi al nemico avverso
i nostri ponti di equipaggio gettati più volte senza tregua, nonostante
la distruggitrice opera del cannoneg- giamento e dell'impetuosa corrente
all'Isola Caserta, a Fontana del Buoro, a
Felzè
di Piave,
a Casa
|
|
Alfa, a
Cà Piadena, a Cà Pastrolin e Villa Berti, a Nervesa, al Ponte della
Priula, Palazzon alle Grave di Papadopoli, a Pederobba, raccogliendo
l'ammirazione degli eserciti alleati; ed infine gli attacchi contro Col
Cuc ed i Solaroli nella battaglia di Vittorio Veneto.
Fare della statistica dimostrativa e convincente è opera difficile perché
la massa del lavoro fu tale che sfugge al calcolo.
Basti qualche cifra approssimativa, forse inferiore alla realtà.
Le trincee scavate, dalla mulattiera alla camionabile,
oltrepassano i 10 mila Km. con 50 Km. di ponti stabili.
I ponti con materiale di equipaggio, gettati, ripiegati, per essere poi
gettati di nuovo, ammontano a 183; ed a 75 le passarelle. Furono scavati
più di 20 Km. di gallerie.
Le linee telegrafiche militari, di soli 1200 Km. con 25 stazioni 250
telegrafisti trasmettitori all'inizio della guerra, formeranno poi una
rete di 100 mila Km. con 1100 stazioni e 9000 trasmettitori. 918
teleferiche con oltre 800 Km. di sviluppo e 5000 Km. di fune metallica,
superano un dislivello totale di 525.600 m., cioè 110 volte l'altezza
del Monte Bianco, trasportando materiali per un peso totale di 33
milioni di quintali.
A queste cifre fantastiche dobbiamo aggiungere
alcune altre riguardanti i lavori eseguiti dal Genio Militare subito
dopo l'armistizio, onde provvedere alle immediate esigenze della Venezia
riconquistata e redenta, ove la guerra e l'odio nemico avevano seminata
la distruzione,
Così, tra l'altro, vennero riattati 5 mila Km. di strade, ricostruiti
ponti stabili per una lunghezza complessiva di 13 Km., riparate al
settembre 1919, 34 mila case, ed erette 10 mila baracche.
Come il Genio Militare divenga ogni giorno vivissima parte degli eserciti
combattenti a fianco dei fanti, degli artiglieri, dei cavalieri, stanno
a dimostrare i 9300 uomini di truppa e i 300 ufficiali che morirono per
la Patria, lavorando e combattendo; con una
|
|
percentuale assai elevata e superata forse dalla sola fanteria.
Lo dimostrano le nostre
15 medaglie
d'oro; le 1158
d'argento, le 2711 di bronzo, le 38 ricompense dell'Ordine Militare di
Savoia, ed i 757 promossi al grado superiore per merito di guerra.
La memoria di questi nostri eroi, dell'opera veramente ciclopica, da essi
compiuta col sacrifìcio della vita, noi vogliamo tramandarla ai figli ed
ai nepoti.
Non sarà però, il nostro, uno dei tanti monumenti che ogni terra d'Italia
ha giustamente eretto per ricordare i propri Caduti
Ma sorgerà nei pressi del Museo come completamento di esso, come se le due
manifestazioni costituissero, una cosa sola, e tutte e due riunite
formassero l’unico monumento dell'Arma del Genio.
Poiché il Museo è l'orgoglio di noi soldati tecnici, il vero e grande
monumento che ci narra le glorie del passato e del presente, e nel quale
ogni antica e mirabile tradizione di dottrina si è associata con ogni
più recente progresso. Esso ci dice che l'Arma del Genio è antica quanto
la guerra, che il Genio Militare italiano ha i suoi primi soldati tra le
Legioni
Romane vittoriose nel mondo, e che i suoi primi Capitani tecnici avevano
nome Camillo, Scipione, Giulio Cesare.
* *
*
Queste le tre manifestazioni dell'Arma eroica, il cui sapere appresta gl'
istrumenti dell'attacco e della difesa e sa strenuamente adoperarli;
dell'Arma dotta che informandosi ai progressi dell'arte militare e ai
compiti della guerra moderna, sempre ne serba militarmente e
tecnicamente, la fisionomia, sicché divenne l'avanguardia delle nostre
armi e tutte
ora abbraccia le operazioni della guerra e ad
esse gagliardamente partecipa.
Con giusto orgoglio di
ultimo Capo m'inchino alla sua bandiera, su cui scintillano due
medaglie d'oro al valor militare e di benemerenza
per il terremoto di Messina: simboli
del cuore
eroico de' suoi valorosi, della scienza per la difesa della Patria, e
del suo sacrifìcio per le sante idealità della fratellanza umana.
|