Nasce il 14 giugno 1858 a Bergamo da
Giuseppe Marieni intendente di finanza, ed Enrichetta Frechiami.
Vuol percorrere la carriera militare nell'Arma
del Genio da lui preferita allo scopo di emulare i suoi antenati,
Giuseppe Marieni, Comandante di Battaglione del Genio di Napoleone I in Russia, ed il
grande geodeta Giacomo Marieni, che fu Generale del Genio dell'esercito
Austro-ungarico.
Pertanto frequenta la Scuola di Applicazione di Artiglieria e del Genio di
Torino uscendone nel 1882 fra i meglio classificati.
Si distingue per "atti di coraggio" durante i soccorsi prestati alla popolazione a seguito del
terremoto di Casamicciola il 23 luglio 1883, guadagnandosi una medaglia
d'argento al valor civile.
Capitano nel 1887, con questo grado
è
chiamato all'Insegnamento della Fortificazione alla Scuola Militare di Modena,
per gli anni 1891-96, ed all'Ispettorato Generale del Genio, per le
costruzioni delle nuove caserme di Fanteria e per lo studio delle
fortificazioni della frontiera.
Ideatore e costruttore della prima caserma di Fanteria secondo i nuovi criteri
(caserma Passalacqua di Novara), ne pubblica la monografia e pubblica
altresì
l'opuscolo "Le Caserme di Fanteria" per facilitare la soluzione del
problema dell'acquartieramento, problema che allora si
imponeva in modo eccezionale per l'aumento degli effettivi dell'esercito.
Nel 1900 sposa donna Maria Teresa Saredo, ultima discendente di una nobile
famiglia ligure di origine spagnola dalla quale ha due figli: Marcello nato nel 1906 e morto a
Bergamo l' 11 ottobre 1917, ed Alessandro (1909 - 1992).
Promosso Maggiore nel 1902, comanda con
questo grado il Battaglione Zappatori del Genio di Roma.
Passa quindi col grado di Tenente Colonnello,
Sotto-direttore del Genio a Brescia per la costruzione delle nuove fortificazioni in quel territorio.
A lui si devono le principali opere della
Valtellina, della Val Camonica e della Valle del Chiese.
Con questo grado è chiamato di nuovo all’
Ispettorato Generale del Genio come capo ufficio dell' Ispettore delle
Costruzioni.
E’ questo il periodo di maggiore sviluppo per la costruzione
delle fortificazioni sul confine Austriaco e della piazza di Venezia.
Promosso nel 1912 Colonnello è destinato alla Direzione del Genio di Bologna;
ma subito dopo il Ministro della Guerra Spingardi lo designa quale Comandante
del Genio della Tripolitania onde provvedere di urgenza alla sistemazione
definitiva di quella nuova colonia ed alla costruzione di tutte le opere
militari e civili.
Nel periodo di oltre due
anni nel quale il Colonnello Marieni resta in Tripolitania egli si
occupa di tutta la sistemazione stradale dalla costa all'interno e
principalmente di quella dell’ altopiano del Garian. Come pure della
definitiva sistemazione difensiva di Tripoli e di Homs le quali
permetteranno, coi loro campi trincerati, di mantenere l' occupazione,
nonostante lo sfacelo militare e civile della colonia nel 1915-1916. A
lui si deve in particolare anche la soluzione del difficile problema
idrico della Tripolitania.
Dopo aver organizzato infrastrutture militari e civili in Libia, torna in
patria nel 1914 ed è inviato a fortificare la frontiera italo-austriaca.
Nei primi mesi di ostilità viene promosso Generale di Brigata per merito di
guerra per aver diretto brillantemente operazioni di conquista nelle Valli
Giudicarie.
Nel 1915 è destinato da Cadorna a creare ed organizzare l'aviazione italiana
praticamente inesistente, attivando scuole, industrie e campi d'aviazione.
Egli riunisce sotto una sola direzione e sotto un solo indirizzo
tutte le varie
branche o servizi dell'aeronautica
infondendo
così all'industria italiana un sano dinamismo inventivo e produttivo.
Al principio della guerra,
maggio 1915, l'Italia non disponeva che di 70 aeroplani in efficienza al
fronte, di tre dirigibili e 12 sezioni aerostatiche. Alla fine del 1915
le squadriglie di aeroplani sono 23 con 168 apparecchi. Ancora non era
stata fatta la suddivisione delle squadriglie secondo il loro impiego e
gli apparecchi servivano a seconda, delle necessità: da caccia o da
ricognizione ed anche per il bombardamento.
Tutti gli aeroplani sono
ancora stranieri fatta eccezione del trimotore Caproni 300 HP per il
bombardamento, ancora in perfezionamento, e l'I.F. in studio. Gli
apparecchi erano ancora disarmati, insufficienti le macchine
fotografiche per le ricognizioni, e le bombe per i bombardamenti
inefficaci perché troppo piccole.
La produzione mensile
degli apparecchi negli stabilimenti era solamente di 75 unità e quindi
insufficiente per fare fronte al logorio ed al consumo che avveniva
nelle scuole ed al fronte. Le scuole di aviazione - 9 in tutto - non
davano che 47 piloti al mese, con secondo brevetto, numero assolutamente
insufficiente. I dirigibili sono 6 - dei quali 3 del tipo P e 3 del tipo
M - ma incapaci di un plafond superiore ai 3000 m. e completamente
disarmati. Non servivano che per il bombardamento notturno, ma anche
questo poco efficace per la mancanza di congegni precisi di puntamento e
per la piccolezza delle bombe. Le sezioni aerostatiche erano in numero
di 13, avevano il pallone tipo Draken, non adatto per la maggior parte
del nostro teatro di guerra, costituito per tre quarti di alte montagne:
il Draken non saliva oltre la quota di 2000 m. L'aeronautica italiana
era suddivisa fra gli specialisti del genio militare, le squadriglie di
artiglieria e la marina, senza coordinamento fra questi enti.
Il lavoro che l'Italia
compie nel biennio 1916-17 per la sua aeronautica sotto la direzione di
Marieni ha del fantastico e quasi dell'inverosimile.
La semplice esposizione dei
risultati raggiunti prima della ritirata
di Caporetto dà la dimostrazione di quanto asserito.
Alla fine di ottobre
del 1917 l'Italia può disporre di 88 squadriglie delle quali 30 sono da
ricognizione, 38 da caccia e da difesa e 20 da bombardamento.(L’aeronautica
italiana fu la prima ad avere le squadriglie d'aviazione divise nelle
tre specialità).
Gli apparecchi al
fronte sono 1031, in riserva 757, 1439 alle scuole e 734 alla
riparazione e cioè un totale di ben 3961.
La produzione mensile
degli stabilimenti è di 688 cellule e 808 motori, poco più di ciò che
occorre per fare fronte al rifornimento mensile che è salito a 418
apparecchi e 600 motori al fronte e 200 apparecchi e 150 motori alle
scuole
che
sono 16, accolgono 2366 allievi e danno 878 piloti, di secondo brevetto,
al mese.
Gli apparecchi sono quasi tutti di tipo italiano con motore italiano; le
sezioni aerostatiche hanno il pallone italiano (Avorio).
I dirigibili da 6 sono
saliti a 30. Ventisei sono le sezioni aerostatiche.
Tutti gli apparecchi
ed i palloni hanno una o due mitragliatrici a bordo ed il Caproni 600
anche un cannone da 37 mm a tiro rapido; i dirigibili sono muniti di più
mitragliatrici e di cannoni da 37 mm e nel tipo M. anche due cannoni da
65 mm.
Tutte le bombe per i
bombardamenti sono di nuova struttura e di peso variabile a seconda lo
scopo da raggiungere e le più potenti possono contenere circa un
quintale di alto esplosivo.
Il servizio aerologico è esteso in tutta la zona di guerra
aumentando di molto il numero delle stazioni e mettendo in relazione le
osservazioni militari con quelle delle stazioni civili ed alleate. I
bollettini riassuntivi delle osservazioni vengono regolarmente
pubblicati e trasmessi due volte al giorno, alla distanza di 12 ore, a
tutte le autorità interessate.
L'Italia può
vantare nel settembre 1917 il primato su tutte le potenze del mondo: di
portare contemporaneamente nella stessa battaglia (Bainsizza-Hermada) il
maggior numero di aeroplani da combattimento e cioè
ben 275 apparecchi;
di possedere l’apparecchio più veloce, 220 km. all’ora, e di
maggior autonomia (vedi i raids Torino-Napoli e ritorno senza scalo e
Torino-Londra pure senza scalo
con l'aereo SIA 7 B equipaggiato
con motore Fiat A 12
); di avere il
migliore apparecchio di bombardamento (Caproni 450 e 800 HP.) il quale
permise ciò che era un sogno, il bombardamento di Pola ed
infine, ma non ultimo, l’aeroplano
S.V.A. del raid di D'Annunzio su Vienna, che era costruito già in serie prima della fine di ottobre
del 1917.
(vedi in dettaglio il
capitolo
ALLA DIREZIONE GENERALE DELL'AERONAUTICA 1915).
Per
la sua opera durante il primo conflitto mondiale, con la quale portò
l'Aeronautica ad un grado di alta efficienza,
il Gen. Marieni può a buon diritto essere considerato il vero creatore
dell'Aviazione Militare italiana.
Tale merito fu invece attribuito al suo successore Gen. Douhet, esaltato
durante l'era fascista come stratega e pioniere dell'aria.
Il 28 ottobre 1917, poco più di due settimane dopo la tragica morte del
figlio undicenne, il Gen. Marieni assume per volere del Gen. Cadorna il comando generale
del Genio Militare con il compito di riconvertire le linee di difesa a
seguito della nuova situazione creatasi in conseguenza della rotta di
Caporetto.
In otto giorni l'Esercito in rotta e tutta la popolazione veneta che si
trovava sulla destra del fiume riescono a superarlo senza che in questo
passaggio si avesse la perdita di un uomo e di una barca : l’ Arma del Genio
al comando di Marieni in una settimana realizza il miracolo di raddoppiare i
ponti sul Piave costruendo ben 8 ponti militari in aggiunta al riattamento
di quelli preesistenti. Messi in salvo uomini e mezzi superstiti, iniziano
subito con il massimo impulso i lavori per una resistenza ad oltranza su
tutto il fronte e per la sistemazione delle truppe nella nuova zona occupata
e procedendo colla massima sollecitudine al riordinamento dei riparti del
Genio, alla costituzione ex novo dei loro parchi e della provvista di tutti
gli innumerevoli materiali necessari.
Si costituiscono gli itinerari indipendenti occorrenti alle varie Armate per
assicurare i rifornimenti e le defluenze nelle retrovie. Vengono costruiti
140 ponti militari sul Sile, sul Brenta, sul Bacchiglione, sull'Adige, sul Po
e sui canali di collegamento; si
rinforzano inoltre i ponti permanenti sui detti fiumi e sui numerosi canali
onde permettere il transito delle grosse artiglierie. Molte strade sono
migliorate e nuovi tronchi approntati. Trincee e fortificazioni di tutti i
tipi sono costruite e quelle esistenti rinforzate, si predispongono lavori e
piani per l'allagamento artificiale delle zone tra il Mincio e la Laguna di
Chioggia. La linea imponente così creata dal Mincio inferiore al Mare
avrebbe dato il più sicuro affidamento per la salvezza dell'Italia.
Il lavoro così compiuto raccoglie i primi frutti nell'attacco del Piave
fatto dagli Austriaci nel Giugno 1918. L'esercito nemico riesce a sfondare
in più punti le prime linee difensive, ma per il numero delle opere
costruite, per l’ efficacia del loro tracciato, per l'abbondanza degli
ostacoli è obbligato, a fermarsi e quindi a ritirarsi sconfitto perdendo ed
abbandonando gran parte del materiale da ponte. (Queste considerazioni sono
state fatte dagli stessi comandi austriaci). Fu questa senza dubbio una
vittoria del tecnicismo puramente difensiva.
Il Comando Supremo contemporaneamente pensa alla riconquista del territorio
perduto dopo Caporetto ed alla completa sconfitta dell’ avversario; pertanto
provvede ed inizia subito a preparare numerosi mezzi ed il materiale da
ponte per attraversare i Piave col maggior numero di ponti militari. Alla
battaglia di Vittorio Veneto l'abbondanza del materiale da ponte, non
ostante le gravi perdite cagionate dal nemico e dalla piena del fiume,
permette di rifare più volte i ponti distrutti e di mantenere costantemente
le comunicazioni fra le due rive.
Dopo la grande, e tanto desiderata vittoria, il Comandante dell’ Armata
inglese in linea colle nostre truppe, Generale lord CAVAN, dirà: "lIl grande trionfo degli italiani fu quello del Genio Militare".
Iniziato l’ armistizio il 3 Novembre 1918 il Gen. Marieni presenta un
progetto concreto per il ripristino di tutte le opere distrutte sia nelle
terre liberate che nelle redente: progetto che, per considerazioni ignote,
non è preso in considerazione. Poichè è urgentissimo ripristinare gli argini
dei fiumi Veneti prima che le piene primaverili sopraggiungano propone
insistentemente ed ottiene di assumere direttamente i lavori, mentre
procedono gli accordi tra Comando Supremo e Governo per gli altri lavori di
ripristino. Inizia così il lavoro veramente ciclopico della ricostruzione
degli argini dei fiumi
che otterrà l’ ammirazione di tutti e specialmente dei competenti e molto
stupirà per la sollecitudine colla quale viene eseguito. Ma solo in tal modo
si potè salvare la pianura veneta dalle inondazioni.
(vedi in dettaglio il
capitolo
Al Comando Generale del
Genio ).
Per le sue azioni belliche gli viene conferito il titolo di Commendatore
dell'Ordine militare di Savoia.
Nei mesi a cavallo del 1920-1921 è sindaco di Bergamo; muore nella sua villa
sui colli bergamaschi il 17 agosto 1933.
Per volere dell'allora Podestà di Bergamo
Antonio Locatelli, triplice M.d'O.V.M., che gli dedicò un articolo biografico
sulla
Rivista di Bergamo del Novembre 1933 -
riportato integralmente in questo sito - il Gen. Marieni fu sepolto nel Tempio dei Caduti di Sudorno
l'8 novembre 1934 col tributo degli onori militari ed alla sua memoria, in anni più
recenti, gli è stata dedicata la via dove egli dimorò.
SEGUE PARTE II :
ALLA CAMPAGNA DI LIBIA 1913
SEGUE PARTE III :
ALLA DIREZIONE GENERALE DELL'AERONAUTICA 1915
SEGUE PARTE IV :
AL COMANDO GENERALE DEL GENIO MILITARE 1917
FONTI e LINKS di approfondimento
http://www.finn.it/regia/html/origini.htm
http://www.montegrappa.org/grande_guerra/grande_guerra_home.php
http://www.calion.com/cultu/argini/argini1.htm
http://www.cimeetrincee.it/
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1917r.htm
http://www.centroricerchearcheo.org/
Centro Studi
Informatico "La Grande Guerra"
Forte Belvedere: Per Trento Basto Io
Forte Verena: L'Agonia del Dominatore degli Altopiani
Forte Campolongo: La Sentinella Domata
Croce di Piave e la Battaglia del Solstizio
Historia de Crose 1914 - 1918
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