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IL MONDO                                                 Giovedì 9 agosto 1923                                                           pag 5
 

CONVERSAZIONI MILITARI
Soldati ed opere del genio
(1915-1918)
 

II
Gli zappatori
(1)


Il museo storico del genio militar
e in Castel S. Angelo, una istituzione poco nota al pubblico e che dovrebbe invece formare oggetto di legittimo orgoglio di tutti gli italiani, è, per unanime entusiasta confessione di tutti i numerosissimi visitatori ufficiali stranieri, il più ricco ed organizzato dei mondo e sotto la sapientissima guida del generale Borgatti sempre più si perfeziona. Chi lo visita può avere una idea esatta, esaminando i numerosi modelli di tutti gli elementi che costituiscono una organizzazione difensiva completa del campo di battaglia nella recente guerra, ed i piani topografici; con molta cura rilevati, e può farsi un' idea chiara, dell'andamento di tutte le linee difensive costruite nei varii settori del nostro fronte di battaglia.

Questo esame impressiona certamen
te per l’entità dei lavori e fa sgor
gare naturale la domanda: chi li ha eseguiti?

Gli artefici sono stati gli zappatori del Genio in unione alle truppe di fanteria.

All’entrata in campagna avevamo una compagnia zappatori, con parco, sezione da ponte per fanteria e sezione telefonica per ogni divisione di fanteria. Esiguità cioè di forza di fronte all'estensione dei lavori; esuberanza di mansioni, di mezzi e di materiali; quindi non agile funzionamento e forte sperpero di energie. Si palesò subito la necessità di accrescere la proporzione delle truppe del genio nella divisione di fanteria. Venne per ciò in un primo tempo assegnata ad ogni divisione una compagnia ausiliaria di zappatori, costituita con elementi anziani (classi 1878-1887) già appartenenti ai reggimenti di fanteria. Tali compagnie vennero provviste di parco leggero ridotto (su 4 carrette) senza sezione da ponte o sezione telefonica. Esse cominciarono ad apparire in zona di guerra nel luglio del 1915,

 

 

fecero ottimo servizio o diedero prova anche di grande entità, inquadrando molte volte operai borghesi (per la costruzione delle strade) in numero rilevantissimo, sino alla costituzione delle Direzioni di lavoro.
Ma l'aumento verifìcatosi anche nel
le sezioni telefoniche portò la loro separazione dalle compagnie zappatori passate col 1 marzo 1916 alla dipendenza diretta dei Comandi di divisione, e per essere poi trasformate in compagnie  telegrafisti.
Col progressivo aumento delle com
pagnie zappatori nella Divisione si sentì presto la necessità di costituire i battaglioni zappatori divisionali, già esistenti negli altri eserciti e ciò avvenne nell'agosto 1916.
I battaglioni nella maggior parte erano da prima su 4 compagnie. Di esse, una, due e talvolta anche tre,
con sezione da ponte, a seconda della zona in cui operavano. Ma nel giugno 1917 la loro composizione venne definitivamente stabilita in tre compagnie di cui solo una sezione da ponte. I battaglioni facevano parte intrinseca colla loro divisione.

Gli zappatori vennero bensì impiegati in molti e svariatissimi compiti come impianti teleferici, idrici, di linee telefoniche, ecc.; ma i principali compiti sono stati tattico-tecnici o tecnici, e cioè : operazioni offensive e difensive della guerra di trincea; il rovesciamento delle linee nemiche conquistate; il gittamento di ponti nelle azioni di avanguardia e di retroguardia; le ricognizioni delle linee nemiche a scopo tecnico; la rimozione di torpedini terrestri; l'apertura dei varchi nei reticolati nemici con le pinze prima e con i tubi di gelatina dopo l'afforzamento di posizioni in tutti i momenti e su tutti i terreni, dai massicci cristallini dello Stelvio agli acquitrini del Piave; le opere per le comunicazioni, strade, gallerie, ponti; i lavori di alloggiamento delle truppe; quelli di distruzione durante le offensive nemiche; ecc.
Ecco chi ha eseguito la maggior parte

 

dei lavori sul campo di battaglia.


III

I teleferisti


Il nostro teatro di guerra preva
lentemente montuoso, la necessità, di provvedere al rifornimento di viveri e munizioni alle quote elevate con un mezzo rapido e sicuro che si potesse effettuare con poco personale, crearono, i teleferisti.
Al’inizio della campagna esistevano
parecchi impianti permanenti di grande potenza per il servizio delle opere di fortificazione. Ma questi erano inadatti per il servizio delle posizioni, da occuparsi provvisoriamente ed anche perchè una sola posizione non richiedeva grande quantità di materiali.
Vennero invece impiegati la tele
ferica smontabile studiata fin dal tempo di pace ed i telefori. Il risultato fu così immediato e grande che le richieste divennero continue, e col moltiplicarsi degli impianti si rese necessaria la costituzione di un ente speciale per meglio, coordinare ed organizzare un così importante servizio.
Venne perciò istituita presso il Co
mando Generale del Genio nel luglio 1916, la Direzione dei servizi teleferici e creati da prima sei plotoni autonomi teleferisti nella 1. Armata, uno nella 2., due nella 4., uno nella zona Carnia uno in Albania ad uno per te truppa della Macedonia, in più di quello che esisteva alla 3. Armata sino dal 1915. E nell'ottobre 1916 venne istituito in zona di guerra, un Deposito personale teleferista con, annesso reparto d’istruzione teleferisti dove si formarono oltre 4000 soldati e 100 ufficiali teleferisti.

Ma per il movimento delle teleferiche occorrevano anche i motoristi, capaci di far funzionare i motori a scoppio; e anch'essi vennero istruiti in una speciale scuola. presso la Scuola Deposito teleferisti.

 

Però alla fine del 1916, per il continuo aumentare degli impianti e per l’entità del personale impiegatovi, si dovettero costituire le compagnie teleferiste, una per armata, di forza e composizione variabile a seconda delle necessità di ciascuna Armata, lasciando i semplici plotoni autonomi alle grandi Unità non inquadrate.
Le teleferiche usate, come rileverete dai modelli esistenti nel Museo,
furono di tre tipi o categorie:

a) il tipo di circostanza(telefori);

b) il tipo smontabile;

e)
il tipo permanente,
generalmente a rande potenza;

I telefori
a) costruiti nelle officine
delle compagnie, o sul posto con materiale di circostanza, erano svariatissimi
ad una, due o tre funi. Di lunghezza media di 500 m. e di portata media di 50 q.li al giorno.
 

b) I tipi di teleferiche smontabili assai impiegati in questa guerra, erano due, denominati C.T. (Ceretti e Tanfani e B. B. B. (Badoni-Bellucci e Benazzola) dalle ditte costruttrici;
facilmente trasportabili e di facile montaggio, erano a tre funi, due portanti ed una traente.
La C. T. era del sistema «va e vieni», con motore a scoppio di 12:18 H. P., di lunghezza normale di 1000 m, con portata oraria di 10 q.li,

La B. B. B. era a sistema continuo, pure a «va e vieni» con autom
atico, con motore a scoppio di 25 a 30 H.P., della lunghezza di metri 2000 e di portata media oraria di 20 q.li.

c) Le teleferiche permanenti  costruite durante la guerra (Grappa, Mortirolo, ecc.) avevano carattere identico a quella esistenti prima della guerra. Di lunghezza variabile sino ad 8000 m. con una portata ora
ria media di circa 150 qli.

Alla fine di ottobre 1917 si avevano in esercizio 480 teleferiche a motore, delle quali 60 del tipo permanente e 420 smontabili, per uno sviluppo di 600 km.; e 350 teleferiche a mano e a contrappeso per uno sviluppo di circa 200 km.
In totale 830 teleferiche
con 800 km.

 

circa, di sviluppo.

Il dislivello medio superato per teleferica fu di 600 m, con un massimo di 1500 m. raggiungendo quote di 3500 m.
Il lavoro totale compiuto dalle te
leferiche esistenti nell'ottobre 1917 era di : 2300 + 350 = 2650 q.li  chilometri-ora telef. a motore telef. a mano.

La perdita delle teleferiche per la
ritirata di Caporetto fu molto gravosa, ma gli stabilimenti erano talmente avviati che fu possibile in breve tempo fare fronte a tutte le richieste, costruirne una permanente per il Grappa che funzionò completamente nella battaglia dei giugno 1918 e prepararne altre 12 di grande potenza per gli altipiani.
Non si raggiunse però il numero nè
lo sviluppo che si avevano prima dell
a ritirata. A ciò contribuì la minor lunghezza del fronte occupato dall'esercito e la diversa natura del terreno, cioè perfettamente piano, dal monte Tomba al mare.
Gen.  Marieni


(1) Si veda Mondo, 8 agosto, « I. Le fortifìcazioni »

 

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