II Comando Supremo
dell'Esercito ha pubblicato
da poco tempo un interessantissimo volume
sull'opera compiuta dall' Esercito nostro dal
dicembre 1918 all'aprile
1919 per i lavori di ripristino delle
arginatura dei fiumi del veneto, il
Piave, la Livenza, il Tagliamento.
L'opera, è riuscita di alto
interesse per conoscere di quale mole
e di quale vastità sia stato il lavoro
di ripristino di queste arginature che la guerra aveva tormentate,
sconvolte e distrutte.
Ed è di tanto maggiore interesse
per noi in quanto chi diresse con alto intelletto e con
ininterrotta fermezza questo grande
lavoro, è un nostro concittadino:
il Comandante Generale del Genio, S. E. il Tenente Generale Marieni.
Il lavoro
condotto a termine nell'aprile e iniziato
nel gennaio 1919 è stato veramente un lavoro
di una vastità impressionante.
Ridusse a profili normali
argini che avevano subito deformazioni
di ogni genere, dai ricoveri scavati nella terra alle buche graticciate
dei fucilieri, dai camminamenti interni agli incavi prodotti
dai colpi delle artiglierie di grosso
calibro; asportare tutte le
postazioni di mitragliatrici in cemento armato le quali
traversavano per necessità tutto
l'argine sostituendovi terra battuta
e fortemente compressa; rimuovere ogni
materiale eterogeneo che non fosse
terra, disfacendo tutti i
ricoveri di legname armati e
difesi da graticci, da poutrelles, da lamiere, da
tegole, tutto asportando e
suddividendo, perchè il meno
possibile fosse sprecato e disperso
è stato tale lavoro da sembrare
(compiuto in meno di quattro
mesi) sotto ogni riguardo
eccezionale.
Quando si rifletta che questi, argini
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vennero
ritornati alla primitiva forma, per uno sviluppo
da Nervesa al Mare di una cinquantina di
chilometri, e come in alcuni punti per sfasciare
e rimuovere completamente un ricovero-piazzola
di mitragliatrice in cemento armato occorrevano
alcuni
giorni anche per una
lunghezza di
pochi metri dovendosi far uso di martelli meccanici
perforatrici e far saltare ogni parte colla
dinamite, si comprende tutta l’ingente
opera e l’alacrità con cui venne condotta.
Chi scrive queste note ricorda per avere per
quattro mesi presa parte
attiva a questo lavoro
di rifacimento come
tutto l'argine creato a difesa
di quelle ubertose terre fosse perforato e
scavato per i ricoveri
di difesa e per la permanenza delle compagnie di rincalzo, ricorda come
nelle
preoccupanti giornate della piena del Piave dal 7 al 9 gennaio il lavoro
procede febbrilmente per salvare dalla
minaccia dell'invasione quelle terre
già così tristemente provate, ricorda
l'intenso lavoro notturno perchè le
acque del fiume minaccioso
non potessero attraverso le falle invadere i campi e le strade. E
nonostante tutte le accuse mosse all'azione dell'Esercito e
delle autorità militari in genere per
quanto si faceva nei primi
mesi di questo anno di vittoria,
l'arma del Genio ha veramente mostrato
di sapere fare bene e alacremente. Non
ostante le condizioni poco
liete di vita in mesi invernali
trascorsi
entro accantonamenti di case semi
distrutte dalle
artiglierie, pure i soldati del genio
e gli ufficiali insieme hanno dimostrato molta
volontà dì fare,
rifacendo strade, riparando fabbricati, costruendo
baracche, distruggendo ingombranti
opere difensive.
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Chi viveva lontano
nelle città, assorbito dalle
consuete opere civili o
meglio ancora dalla pigrizia
d'una vita oziosa chiacchierava e pensava
come si dovesse e si
potesse fare molto di più.
Chi è vissuto a contatto
quotidiano con i soldati
del Genio sa e può dire che non si poteva
fare di più.
Il Generale Marieni che frequentemente visitava
ogni luogo conobbe minutamente e seguì
tutto questo lavoro che faceva capo a Lui. In
una lettera inviatagli dal Presidente del Magistrato delle acque era
detto: «L'opera immane
eseguita tra infinite
difficoltà tecniche e
continui
pericoli in meno di 4 mesi, costituisce
un'altra grande vittoria dell' Esercito Nostro che
prima ha salvato il paese col valore
delle armi ed ora lo salva
dalla furia degli elementi con i
grandiosi baluardi arginali teste
compiuti »
ed Egli rispondeva
ringraziando per le parole di alto
elogio rivolte agli ufficiali ed alle Truppe aggiungendo:
«Tutti coloro che cooperarono con tanto alacre interessamento con
diuturni sforzi, con alto intento
patriottico a ridare in breve
tempo al « Fiume Sacro» integri gli argini
per difendere da ulteriori rovine le
ubertose campagne venete, sono orgogliosi dell' attestato
di plauso della più alta competenza
tecnica che regge il massimo
Istituto per i lavori idraulici
del Regno ».
Noi che siamo concittadini di questo uomo insigne
che è uomo di grande energia e di fermissima
volontà siamo a Lui grati, di quanto ha
fatto di sommamente
utile per una parte della
nostra Italia che sentì
così profondamente tutta
la tragedia della guerra e attende ora ritornare
fervidamente alle vive e liete opere della
pace.
Luigi Anglini. |