MARIENI SAREDO

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N.186                                L’ECO DI BERGAMO          Lunedì 15 Settembre 1919

L'opera d’un generale concittadino
nei lavori del dopoguerra

II Comando Supremo dell'Esercito ha pubblicato da poco tempo un interessantissimo volume sull'opera compiuta dall' Esercito nostro dal dicembre 1918 all'aprile 1919 per i lavori di ripristino delle arginatura dei fiumi del veneto, il Piave, la Livenza, il Tagliamento.
L'opera, è riu
scita di alto interesse per conoscere di quale mole e di quale vastità sia stato il lavoro di ripristino di queste arginature che la guerra aveva tormentate, sconvolte e distrutte.
Ed è di tanto
maggiore interesse per noi in quanto chi diresse con alto intelletto e con ininterrotta fermezza questo grande lavoro, è un nostro concittadino: il Comandante Generale del Genio, S. E. il Tenente Generale Marieni.

Il lavoro condotto a termine nell'aprile e iniziato nel gennaio 1919 è stato veramente un lavoro di una vastità impressionante.
Ridusse a
profili normali argini che avevano subito deformazioni di ogni genere, dai ricoveri scavati nella terra alle buche graticciate dei fucilieri, dai camminamenti interni agli incavi prodotti dai colpi delle artiglierie di grosso calibro; asportare tutte le postazioni di mitragliatrici in cemento armato le quali traversavano per necessità tutto l'argine sostituendovi terra battuta e fortemente compressa; rimuovere ogni materiale eterogeneo che non fosse terra, disfacendo tutti i ricoveri di legname armati e difesi da graticci, da poutrelles, da lamiere, da tegole, tutto asportando e suddividendo, perchè il meno possibile fosse sprecato e disperso è stato tale lavoro da sembrare (compiuto in meno di quattro mesi) sotto ogni rigu
ardo eccezionale.

Quando si rifletta che questi, argini

 

 

vennero ritornati alla primitiva forma, per uno sviluppo da Nervesa al Mare di una cinquantina di chilometri, e come in alcuni punti per sfasciare e rimuovere completamente un ricovero-piazzola di mitragliatrice in cemento armato occorrevano alcuni giorni anche per una lunghezza di pochi metri dovendosi far uso di martelli meccanici perforatrici e far saltare ogni parte colla dinamite, si comprende tutta l’ingente opera e l’alacrità con cui venne condotta.
Chi scrive queste note ricorda per avere per
quattro mesi presa parte attiva a questo lavoro di rifacimento come tutto l'argine creato a difesa di quelle ubertose terre fosse perforato e scavato per i ricoveri di difesa e per la permanenza delle compagnie di rincalzo, ricorda come nelle preoccupanti giornate della piena del Piave dal 7 al 9 gennaio il lavoro procede febbrilmente per salvare dalla minaccia dell'invasione quelle terre già così tristemente provate, ricorda l'intenso lavoro notturno perchè le acque del fiume minaccioso non potessero attraverso le falle invadere i campi e le strade. E nonostante tutte le accuse mosse all'azione dell'Esercito e delle autorità militari in genere per quanto si faceva nei primi mesi di questo anno di vittoria, l'arma del Genio ha veramente mostrato di sapere fare bene e alacremente. Non ostante le condizioni poco liete di vita in mesi invernali trascorsi entro accantonamenti di case semi distrutte dalle artiglierie, pure i soldati del genio e gli ufficiali insieme hanno dimostrato molta volontà dì fare, rifacendo strade, riparando fabbricati, costruendo 
baracche, distruggendo in
gombranti opere difensive.
 

 

Chi viveva lontano nelle città, assorbito dalle consuete opere civili o meglio ancora dalla pigrizia d'una vita oziosa chiacchierava e pensava come si dovesse e si potesse fare molto di più.

Chi è vissuto a contatto quotidiano con i soldati del Genio sa e può dire che non si poteva fare di più.

Il Generale Marieni che frequentemente visitava ogni luogo conobbe minutamente e seguì tutto questo lavoro che faceva capo a Lui. In una lettera inviatagli dal Presidente del Magistrato delle acque era detto: «L'opera immane eseguita tra infinite difficoltà tecniche e continui pericoli in meno di 4 mesi, costituisce un'altra grande vittoria dell' Esercito Nostro che prima ha salvato il paese col valore delle armi ed ora lo salva dalla furia degli elementi con i grandiosi baluardi arginali teste compiuti » ed Egli rispondeva ringraziando per le parole di alto elogio rivolte agli ufficiali ed alle Truppe aggiungendo: «Tutti coloro che cooperarono con tanto alacre interessamento con diuturni sforzi, con alto intento patriottico a ridare in breve tempo al « Fiume Sacro» integri gli argini per difendere da ulteriori rovine le ubertose campagne venete, sono orgogliosi dell' attestato di plauso della più alta competenza tecnica che regge il massimo Istituto per i lavori idraulici del Regno ».
Noi che siamo concittadini di questo uomo in
signe che è uomo di grande energia e di fermissima volontà siamo a Lui grati, di quanto ha fatto di sommamente utile per una parte della nostra Italia che sentì così profondamente tutta la tragedia della guerra e attende ora ritornare fervidamente alle vive e liete opere della pace.
Luigi Anglini.

 

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