MARIENI SAREDO

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+ Italiani alla Campagna di Russia

+ La Battaglia della Bèresina

   

+ Souvenirs du Général Vionnet

COLONNELLO GIUSEPPE MARIENI

 

+ Epopea del Corpo Sped.Italiano

CAPO BATTAGLIONE DEL GENIO NAPOLEONICO

 

+ La Division Suisse

NELLA CAMPAGNA DI RUSSIA

 

+ The Bridges that Eblé built

     

BIOGRAFIA tratta da:

   

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.....abilissimi ingegneri dell'epoca, l’avere avuto da essi varie ed

....interessanti missioni per eseguire opere importantissime e di gran rilievo, prova che Marieni era probo quanto intelligente, solerte quanto intemerato, doti che, riunite in un solo personaggio, danno l’ idea di un uomo di rari talenti, e meritevole quindi delle più alte promozioni e dei più onorevoli distintivi.

Marieni è nato l' 11 marzo 1774 in seno di civile famiglia, famiglia che diede altri individui che si distinsero nelle amministrazioni e nelle scienze. Egli respirò le prime aure di vita in Averara, piccolo villaggio della Val Brembana, nella provincia di Bergamo. Marc’Antonio, di lui padre, coprì per più anni la carica  di vicario sotto il Veneto dominio, carica che corrisponderebbe a quella degli odierni pretori.


Lorenzo Mascheroni

Fornito di qualche agiatezza, egli poneva il figlio Giuseppe in educazione nel collegio Mariano in Bergamo, istituto che a que' tempi era molto frequentato dai forestieri e che godeva moltissima rinomanza, avendo annoverato tra i proprj precettori un Lorenzo Mascheroni, Giovanni Antonio Tadini, Francesco Marinoni, ecc.; al cadere del Veneto dominio volgendo la primavera del 1797, Marieni, già compiti i suoi studj, insegnava per qualche tempo nello stesso stabilimento le umane lettere, poscia, indottovi dagli amici, e più ancora dal fratello Carlo, disponevasi  ad entrare nella scuola militare che stavasi erigendo in Modena dal governo cisalpino.  Subiti i richiesti esami, e mostratosi già bastevolmente edotto nelle astruse materie che colà insegnavansi, venne, come consta da lettera del professore Cagnoli, annoverato (3o settembre 1798) fra i giovani ascritti a quella militare istruzione; e in poco più di un anno toccava il primo grado cui avevano diritto quegli allievi, come dalla legge organica promulgata a quell'epoca.

 
Averara (Bg)
 Panoramica

 

 

 

 

 

                                                                    

                                   Casa della Dogana
                                   veneta -  via Priula
                                   (ex Casa Marieni) 

 

 

 

Sorgeva appena quella creazione, che le vicende della guerra obbligavano la scolaresca a seguire le mosse retrograde dell'esercito repubblicano verso le frontiere della Francia, per cui il Marieni ed i suoi condiscepoli trovaronsi in breve trascorsi dalla quiete delle complicate teorie al trambusto della pratica sui campi di battaglia, agglomerato nel corpo del genio annesso all'esercito; corpo che in quell' epoca appunto stava per rendere grandi servigi alle battute colonne, le quali abbisognavano tanto più delle risorse dell'arte e della scienza, quanto più peggioravano le sorti dell’armi nelle
campali giornate e nelle guerresche intraprese.
      
Gli avanzi delle colonne repubblicane eransi rintanate nei recessi del ligure appennino per contrastare palmo a palmo il terreno al nemico che già avviavasi verso le frontiere dei francesi dipartimenti come abbiamo notato nella biografia di Serras alla pag. 540 e 541. Marieni, ancorché semplice sottotenente nel corpo del genio, prese parte ai complicati lavori eretti nella cittadella di Savona ed altrove, ad oggetto di trattenere l'inoltramento degli Austriaci da quel lato.
Da Savona, subordinato al capitano francese Sevelle, egli si trasferì a Cadibona per assistere alla costruzione di diverse opere, ad oggetto di guarentire le truppe del general Gazan sino all’arrivo di Soult che accorreva in suo soccorso.
Il 5 aprile, egli spinse una ricognizione sino sotto il tiro delle nemiche artiglierie, e prese parte indi a poco a tutte le fazioni che accaddero sul monte Moro e nelle vicinanze di Savona.

 

Forte Tecci a Cadibona






 

 

Un lusinghiero attestato sulla perfezione dei lavori diretti dall'ingegnere Marieni l'abbiamo in una lettera del generale Melas, il quale assevera di aver trovato i Francesi trincerati in modo che, senza un potente soccorso ad esso giunto, non sarebbe stato possibile lo sloggiarneli. Dopo i progressi degli Austriaci fatti da quel lato, Marieni si trovò rinchiuso nella cittadella di Savona la quale, dopo prolungata resistenza, venne costretta ad arrendersi (16 maggio), ed egli cadeva col presidio prigioniero di guerra. Postosi in viaggio colla comitiva per la Germania, egli proseguiva il suo cammino
per Alessandria e Pavia, poscia a Verona, indi a Klagenfurth (24 giugno) ed a W
ö
lkermarkt, grosso ed ameno borgo destinatogli per residenza.
Intanto l'armistizio stipulato dopo la battaglia di Marengo ridonando ai prigionieri la  libertà , egli riparti (25 agosto) dirigendosi da prima a Ferrara, indi a Malalbergo, ove trovavansi i Francesi, ai quali fu consegnato il 28 settembre di quell'anno (18oo).
Marieni riacquistava appena in parte la sospirata libertà, che trasferivasi tosto a Milano, sperando di potere in breve attivamente servire nell'esercito; ma siccome a tenore delle stipulate convenzioni non poteva prestarsi a questo se non veniva prima scambiato con altro ufficiale del suo grado, così egli venne spedito a Valenza di Piemonte, ed impiegato nei lavori della testa di ponte che vi si stava erigendo, ed incaricato eziandio di levarne la

   

pianta e calcolare il conto presuntivo delle spese per quell'opera; terminate queste incombenze, gli si ordinava di ritornare tosto a Milano, ciocchè egli eseguiva dopo quattro mesi di soggiorno in quella piazza, riportando onorifici attestati di quella municipalità.
Giugneva appena nella capitale, che Marieni vi rinveniva una disposizione del generale Bianchi d'Adda che il designava per assumere il servigio della piazza di Brescia, daddove pure partiva verso la metà di settembre per trasferirsi nella Rócca d'Anfo, subordinato al capo battaglione del genio Haxo, e ciò in virtù di un ordine del generale di divisione Chasseloup, ispettore generale e comandante supremo del genio.

Volgendo la fine del successivo ottobre, egli avanzò a tenente, sempre in quell’ arma, di cui sul finir dell' anno ne comandò

Capo battaglione Haxo

 

in Brescia un distaccamento cui incombeva di dirigere le opere ad Orzinovi ed a Peschiera.

Sul finire di giugno del 18o2, fu incaricato di riconoscere tutte le strade praticabili all'artiglieria ed ai muli nel territorio compreso tra il lago di Garda, il corso dell' Oglio e la frontiera degli imperiali Stati; terminato quel lavoro, il Marieni fu spedito nella sua terra nativa per riconoscervi le comunicazioni che di là conducono a Lecco, indi ritornò alla Rócca d'Anfo, designata a crescere d'importanza per le fortificazioni che vi si stavano erigendo. Ivi rimase sino al 18o4, e fu promosso, a capitano in secondo nel suo corpo, elevatovi con decreto del vice-presidente sino dal 5 dicembre
dell' antecedente anno 18o3.

 

Anfo
 

 


Fortificazioni

 

 

 

 

 


 
Disegno del  
Gen. Haxo  
  

 

 
     

Rocca d' Anfo
 

 

 


- Bastioni
- Galleria di
   collegamento
- Interno della
   torre

 

 

 

 

 

 Particolari del Forte d'Anfo

 

 

 

 LaRocca

 

 

 

                                    
                                                              La Torre

 

 

 

 

Allo scoppiare della guerra, volgendo la metà del 18o5, Marieni era stato sino dal mese di febbrajo spedito in Peschiera (subordinato ad Haxo), piazza che andava a diventare di non lieve importanza, attese le ostilità che si aspettavano imminenti all' Adige, allora confine tra i dominj austriaci ed il regno d'Italia.
Il 24 luglio di quell’anno egli ritornò ad Anfo, nominato provvisoriamente al comando della compagnia dei minatori, come da decreto del generale Bianchi d'Adda, comando del quale si dimise indi a poco, dimissione che gli venne accordata a tenore della fattane inchiesta.

Terminavano appena i lavori ad una fortezza, che tosto il Marieni veniva incaricato delle opere che intraprendevansi altrove, per cui il 27 giugno 18o6 egli veniva spedito ad Osopo per dirigere le fortificazioni di  quella piazza. Nel febbrajo 18o7 egli fu nominato comandante del genio a Brescia, e di là spedito a Montechiari, incaricato della  costruzione del campo barraqué, campo che costò all’ erario somme ingenti, e che divenne per i posteriori avvenimenti di nessunissimo profitto, quindi distruttane ogni traccia, ogni rimembranza. Terminati quei lavori, Marieni ebbe il comando della piazza di
Verona, elettovi, volgendo il 18o8, dal generale Chasseloup suo superiore e suo amico. Ivi si trattenne tutto quell'anno, durante il quale, maturandosi i disegni di guerra concepiti dall'Austria, che desiderava approfittare della resistenza che la Spagna opponeva, quella piazza andava a divenire di grande importanza, tanto più dopo i rovesci che il viceré ebbe a subire a Sacile, rovesci che l’obbligarono a retrogradare colle sue truppe sino all'Adige, fiume sul quale sorge l'anzidetta città.

Siccome poi si temeva che anche quella linea venisse minacciata, così si pensò a fortificare non solo la città, ma anche il così detto Castelvecchio,

edificio che sorge nel mezzo di Verona di cui servire poteva alla difesa.
L'instancabile solerzia che Marieni spiegò in quella circostanza, fu ammirabile; egli fece, ed in brevissimo tempo, costruire una testata di ponte a Zebio e la fortificò in modo da renderla quasi inaccessibile ad ogni attacco; ed allorché, per effetto delle strepitose vittorie ottenute da Napoleone sul Danubio, l’esercito italiano guidato dal viceré riceveva ordine d’avanzarsi, ricominciò pel Marieni una serie di operazioni e di lavori dell’arte, da esso eseguiti con somma perizia, con somma abilità, e con sommo aggradimento dei generali e dell' esercito.

Noteremo quindi, che gli Austriaci nel ritirarsi per ricongiugnersi all'esercito che campeggiava nelle adjacenze di Vienna avevano abbruciati e distrutti i ponti già esistenti sopra i diversi fiumi da essi valicati e rinvenuti sul cammino da essi percorso dall' Adige sino al Danubio.

Marieni fu incaricato, di conserva con altri ingegneri militari, di ristaurarli,

   

ciocchè egli intraprese e compì, specialmente dal lato dal quale trascorrer

Verona - Castelvecchio

doveva il centro dell'armata dItalia, la quale inseguiva con grande alacrità l’esercito retrogradante, ad oggetto di prevenirlo, e riunirsi a Napoleone per procurare a questo, sino allora fortunato capitano, la superiorità sul principe Carlo, intento ad imbrigliarne i successi.

Durante quella campagna, il Marieni rese dei grandi servigi all’esercito. Da prima esso si trasferì da Verona al Tagliamento pei lavori di quella testa di ponte, ponte che fu poi distrutto il 14 
aprile per l'avanzamento degli Austriaci, comandati dal principe Giovanni; due giorni dopo si trovò alla battaglia di Sàcile, nel qual giorno la sorte non arrise ad Eugenio, e il Marieni perdette tutti i suoi equipaggi, che caddero nelle mani del nemico.

Il 4 maggio, esso ricostrusse il ponte sulla Brenta, e l' 8 si trovò alla battaglia della Piave; fece costruire, sotto il fuoco delle nemiche artiglierie, la

   

batteria superiore contro il forte di Malborghetto, che fu preso il 17 maggio. Fu al combattimento di Tarvis ed a quello di Scagli; levò la posizione di Villac, sulla destra della Drava; ha fatta una porzione della ricognizione del terreno tra la Raab e la Raabnitz, e per intiero quello da Gratza Neustad.
Il giorno della battaglia di Raab, fece costruire sulla Raabnitz un ponte di comunicazione per le schiere di Eugenio; e per ben tre volte (il 18, il 24 e il 27 giugno) affrontò i colpi reiterati delle artiglierie austriache per riconoscere la piazza di Comorn, onde stabilire il piano d'assedio cui doveva esser cinta dall’esercito italiano.

   von. M. Trentsensky - Battaglia di Malborghetto  Marieni dopo quelle operazioni raggiunse colle altre colonne il grand' esercito nell' isola di Lobau, ed assistè alle battaglie di Enzersdorf e di Wagram accadute appena i due eserciti furono ricongiunti.
Il colonnello del genio Label aveva chiesto per esso la decorazione della legion d'onore, che un equivoco fece deferire ad un altro militare. Non fu questo il primo caso, e non sarà l’ ultimo, che il caso, il favore od altre cagioni influiscano nell’ ingiusto scomparto delle promozioni e delle ricompense.

 

CAPITOLO II.
Suoi lavori a Danzica, alla Beresina — Morte — Riflessioni.

I successivi anni 181o e 1811, ancorché trascorressero nudi di avvenimenti guerrieri per i corpi ai quali Marieni era aggregato, nol lasciarono però in riposo, anzi il tennero incessantemente in moto ed in azione.

Egli fu a Legnago, a Venezia, a Palmanuova; indi, già creato capitano in primo, riceveva dal ministero della guerra di Francia (generale Clarke, duca

 

di Feltre) l'ordine di recarsi in posta a Danzica, dove giunto, vi rinveniva molti ufficiali italiani, olandesi e francesi incaricati di assisterlo per aumentare le fortificazioni di quella piazza importante sempre, molto più dal momento che la guerra colla Russia era già nella mente dell' imperatore prestabilita.
Marieni si distinse sopra ogni altro per quel complesso di geometriche cognizioni di cui era  dotato, riunendo in sé il raro e prezioso accordo della profonda teorica, colla perseverante pratica, attinta nel corso delle campagne che aveva fatte.
Sul finire di quell'anno, Marieni riceveva ordine di trasferirsi a Marienburgo per disimpegnarvi le medesime funzioni che a Danzica; ed al cominciare poi delle ostilità contro i Moscoviti, volgendo la metà del successivo 1812, egli veniva agglomerato nel I° corpo comandato da Davoust, sempre però subordinato al generale Haxo, uno dei più distinti ufficiali superiori del genio nei francesi eserciti.

Marienburg - il castello di Malborg

Egli precedè la mossa di quelle truppe a Vilna, incaricato di riconoscerne il terreno e le 

adjacenze.
In ricompensa delle sue saggie combinazioni nei lavori del genio occorsi prima della battaglia della Moscowa, egli venne (2 settembre) fatto capo battaglione, e scriveva alla famiglia, dalle rovine dell' incendiata metropoli moscovita, che quella campagna e la benevolenza de' suoi superiori gli avevano fatto fare un passo, che, in altre circostanze, non avrebbe fatto fra dieci o quindici anni, e forse mai, poiché eranvi cinque altri ufficiali prima di lui nel rango dell' anzianità.
Egli si trovava allora il primo di tutti gli ufficiali del genio sortiti dalla scuola di Modena.

Già toccammo l'ultima promozione di Marieni, e siamo imminenti anche a toccare l'ultima fase della sua militare carriera, la più luttuosa e la più splendida alla sua memoria; intendiamo parlare della lagrimevole ritirata di Mosca, ritirata che elevò il carattere italiano nel suo maggior splendore, contrapponendo il vantaggio della sua costanza nelle avversità a
confronto del francese, altrettanto facile a lasciarsi abbattere da esse, quanto ad inorgoglirsi dei trionfi, dei successi, delle vittorie e delle conquiste, che egli è esposto poi a perdere con altrettanta facilità con cui perviene a conseguirle.
I lettori si risovverranno che tracciammo qua e là diversi episodi dei miserandi strazj cui l' esercito retrogradante soggiacque in quella infausta campagna; ora altro non rimane da registrare sul conto di Marieni, che la parte di gloria e la parte di patimenti avuta da esso nel passaggio della Beresina,  le cui acque sembrava dovessero essere la tomba degli avanzi di

 

Marienburg - La fortezza di Malborg

quell' infelice esercito; e con Marieni intendiamo illustrare tutto il corpo del genio, alle cui saggie misure è dovuto lo scampo delle colonne non perite nelle anteriori fazioni di quella guerra infelice.

Per avere un'idea dei lavori, degli stenti e dei pericoli cui si esposero i militari che ebbero la direzione di quel, memorando passaggio, è d' uopo rammentarsi, che correva allora l'invernale stagione (25 a 28 novembre) rigida ovunque, rigidissima in Russia, ed in quell' anno specialmente più rigorosa del solito, che il ghiaccio erasi improvvisamente rallentato per complicare vieppiù la trista posizione delle colonne retrogradanti; che all' opposto gli eserciti russi rinvigoriti, rinforzati, eransi per sopra più ricongiunti; che infine mollezza, calcolo fosse o fatalità, i copiosi magazzini di Minsk erano divenuti preda del moscovita che occupava numeroso tutti gli sbocchi del fiume da Borisow e dalle sue adjacenze.
Lo scampo dunque di Napoleone e del suo esercito sembrava eccedesse ogni probabilità, e senza gli sforzi degli alti suoi concepimenti, conveniva o perire od arrendersi.
Uno stratagemma da esso imaginato arrecare doveva la salvezza alle sue colonne, ma questo stratagemma esigeva per ben riuscire che il corpo del genio il secondasse con isforzi straordinarj di scienza, di perizia, di solerzia, di eroismo.
Questo stratagemma esigeva per ben riuscire una rapida ed intelligente esecuzione, giacchè conveniva predisporre ogni cosa per il passaggio del fiume sopra un punto, ed appena l'attenzione dei Russi fosse concentrata colà,
trascorrere altrove per valicarlo, dove le rive opposte fossero state meno

 

 

guernite di difensori: il finto dovevasi simulare a Borisow, il veritiero a Studzianca, lungi da quel villaggio alcune leghe, e coll’ ostacolo delle strade guaste, ingombre di ghiaccio e quasi impraticabili. Ma non essendovi altro scampo plausibile che quello di valicare il fiume, e per valicarlo non rimanendo altra risorsa che quella d'ingannare il russo duce, Napoleone aveva ordinato ai generali del genio francese Eblé e Chasseloup di partire prima dell'alba del giorno 24 novembre con tutti i loro zappatori ed attrezzi per recarsi a Borisow, e colà giunti, predisporre ogni cosa per far credere al moscovita che là effettivamente l'esercito francese cercava  di sottrarsi alla catastrofe che il minacciava. Appena poi scorgere potevano che il russo caduto fosse nel laccio, essi dovevano abbandonare le spiagge del fiume da quel lato per trasferirsi rapidamente a Studzianca, dove effettivamente si dovevano stabilire i ponti ed eseguire il passaggio lasciando solamente a Borisow quel numero di lavoratori che bastava per mantenere il nemico nel suo errore.

Se gli ordini di Napoleone fossero stati colla dovuta precisione eseguiti, tutto doveva essere in pronto colà per compiere in breve il lavoro premeditato; ma invece gli ufficiali del genio rimasero col dolore di non rinvenire preparati

François de Chasseloup-Laubat comandante del genio napoleonico

 

che alcuni cavalletti, ed anche questi quasi inservibili, per cui dovettero incominciare da capo le operazioni.

Questa lentezza avrebbe potuto comprometterne l' esito, giacchè occasionava il ritardo del passaggio del corpo di Oudinot dalla parte opposta del fiume, daddove proteggere doveva quello delle altre colonne e per le artiglierie.
L'idea primitiva degli ingegneri militari era quella di gettare tre ponti; uno pei fanti, uno pei cavalli, l'altro per le artiglierie e pei bagagli; ma la scarsezza dei mezzi, atti a costruirli, gli obbligò a limitarsi a due, destinando il men solido ai pedoni, quello che prometteva maggiore sicurezza, per i grossi bagagli.

 

Per supplire alla deficienza dei materiali indispensabili, furono demoliti i tugurj degli adjacenti villaggi per averne i legnami i quali poi, essendo di  picciolissima dimensione, complicavano le difficoltà di connetterli e richiedevano maggior tempo per riuscirvi; per cui l' operazione progrediva lenta, imperfetta e mal sicura, e tante volte anche interrotto il tragitto, quello specialmente dei carriaggi e delle artiglierie, costretti essendo gli ingegneri militari, cui affidato era quel lavoro, a dar fondo ai cavalletti su cui sorgere dovevano i ponti, e darvi fondo in seno ad un fiume le cui acque, a mezzo
congelate, opponevano ostacoli ognora vinti ed ognora rinascenti; gli zappatori quindi ed i lavoratori, seguendo l'esempio degli ufficiali  del genio, erano costretti scendere in mezzo a quegli strati di ghiaccio, urtati sempre e sbattuti dai pezzi che la rapidità del fiume slanciava con gran violenza contro di essi. Molti vi perivano, tutti poi, chi più chi meno, ne ricevettero gravi contusioni in ogni parte del corpo, esposto a quel nuovo genere di flagello; e pure appena uno di essi scompariva dal suo posto ucciso o gravemente maltrattato, altri accorrevano tosto a rimpiazzarlo senza sgomentarsi della gravita del pericolo, e della certezza quasi della morte orrida e spaventevole cui esponevansi onde proseguire l'inoltrato lavoro.
Marieni secondò attivamente, gli ingegneri francesi in quella malagevole e pericolosa  fazione, nel mentre che ei pure veniva secondato dal capo battaglione Bernardi, dai capitani Belcredi e Beltrami e dai tenenti Araldi e Cavedoni, non che dal capitano Liberati (dei zappatori) e da molti altri Italiani.

Scampato a quel grave ed eminente pericolo, Marieni si trasferiva da prima a Marienburgo, indi, volgendo i primi di gennaio 1813, seguiva la grand' armata sulla linea dell'Oder. Il 4 febbrajo egli era a Custrin, fortezza rispettabile che si voleva porre in istato di difesa, per cui vi si rendeva necessaria la presenza dei militari ingegneri. Ma fatalmente ai tanti flagelli che sino allora eransi scatenati contro le armate italo-franche, vi si aggiunse quello pure del tifo, malore che mieteva inesorabilmente in gran parte quelli che scampati erano al ferro, al fuoco, all' inedia, al freddo, alle acque, ai
Cosacchi, ed ai malori tanti che insidiavano da più mesi quelle schiere, avventurate nelle solitudini della Russia, nelle fortezze e nelle pianure della Germania.

A questo flagello il Marieni soccombette (nota 1), essendo morto a Koepnic il 23 febbraio di quell' anno e quello che più milita a vantaggio della sua memoria, si fu che egli venne colto

                          Il passaggio della Beresina - Acquarello di Fournier                                          dal morbo per avere persistito a prestare le sue cure al colonnello Zanardini, che il precedeva di pochi giorni nella tomba.

Egli morì vittima del più nobile dei sentimenti dell'amicizia, e nella verde età di anni 39, in gran parte consacrati alla gloria chè un avverso destino tolse ad esso l’ adempimento del più caldo de' suoi voti, quello cioè di consacrarli alla patria ed alla valle nativa, la cui rimembranza era sempre fitta nel suo cuore, ancorchè tra i trambusti di guerra e tra il fulgore della gloria che risplendeva sopra di esso, aggregato, come era, ad un corpo distinto, e sempre agglomerato nello stato maggiore di illustri generali ed  illustri ingegneri.

Il capo battaglione Marieni, di cui poc' anzi tracciammo brevemente le militari vicende, era per più titoli meritevole di un cenno nelle glorie militari italiane, e tanto più degno appunto ci apparve di questo tributo, in quanto che egli venne dimenticato dagli autori che prima di noi toccarono questa interessante materia.

I pegni di amicizia poi e di stima che gli elargirono i suoi colleghi ed i suoi superiori, ancorché esteri, ancorché francesi raddoppiarono in noi il desiderio di consacrargli queste pagine, onde tramandare ai posteri il suo nome ed un breve trassunto delle sue imprese e delle sue prerogative. Per confessione unanime di chi l' ha conosciuto, egli era, come uomo e come soldato, alieno da quei bassi raggiri, ai quali non di rado taluni van debitori del loro innalzamento. Questa sola dote basterebbe, secondo il nostro modo di vedere, a renderlo meritevole di un posto tra gli uomini di merito eminente, cui la fortuna fu avara di que' rapidi avanzamenti, di cui all’opposto è prodiga con tante mediocrità; a vanzamenti che fanno stupire talora quei militari medesimi che trovatisi fregiati di quegli immeritati onori.
Tanto basta ad onore del defunto, e ad alleviamento della perdita che la famiglia (i) e gli amici soffrirono per la precoce ed immatura sua morte.


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(i) "Il Carlo Marieni, da noi menzionato di sopra, era uno dei letterati più distinti. più integerrimi e più enciclopedici che la sorte propizia ci abbia fatto conoscere. Esso fu membro del corpo legislativo, poscia gli venne offerta una cattedra di economia pubblica nell'Università di Pavia, che per speciali circostanze non polè accettare, e invece ebbe il posto di segretario aggiunto presso l'Economato generale, indi quello di archivista capo-sezione presso il ministero del culto, impiego che conservò anche dopo il ristabilimento del dominio austriaco sino al  1840. Morì in Milano l'11 maggio 1843, d'anni 72.
Carlo Marieni si ammaestrò per tempo, e molto profondamente, nella letteratura spezialmente del proprio paese; diede indefessa opera alle scienze naturali; si applicò allo studio della economia pubblica e a quello dell'agricoltura, e fece sforzi per migliorare presso di noi anche la pastorizia e toglierla dal suo decadimento.
Continuamente occupato nello studio, noi abbiamo di lui varie opere, alcune originali, altre tradotte, od illustrate ristampandole; la nuova edizione che diede del Lasca meritò gli elogi anche di qualche accademico della Crusca, e di parecchi Giornali letterarj. Tanta poi era la stima che godeva per la sua vasta erudizione, e per la rettitudine e imparzialità de' suoi giudizj, che molti dotti ebbero a lui spesse volte ricorso per consiglio, ecc. il Foscolo medesimo lo consultò prima di dare alla luce qualche suo scritto.
Carlo Marieni giovò alla patria, agli amici, e alla sua famiglia, avendo avuta grandissima parte nella  educazione non solamente del fratello Giuseppe, ma anche del cugino Giacomo e di due nipoti (Giovanni e Luigi ). Essi gliene professano indelebile gratitudine; e noi diamo volentieri un brevissimo cenno di quanto hanno operato, perché si conosca come vennero felicemente coronate le molte sue fatiche.


Giacomo Marieni
studiò profondamente le scienze fìsiche e matematiche, da prima in Milano coll' assistenza di G. A. Tadini, indi a Pavia sotto il Volta, il Brunacci, lo Stralico e il Mangili.
Dopo fu ammesso dagli astronomi di Brera come ausiliario pei lavori di una carta topografica della repubblica italiana, e così esercitossi nelle operazioni trigonometriche sotto gli occhi dell'
Oriani.
Nel 1806, entrò nel così detto Deposito generale del ministero della guerra, ove si tenne continuamente occupato nella parte scientifica, della quale (al ritirarsi del celebre Visconti che passò a Napoli ricevette anche la direzione nel 1814, allorché il detto Deposito, cangiando nome, assunse quello di I.R. Istituto geografico militare".
Nel 1839 poi venendo l’Istituto traslocato a Vienna, ove ricevette nuovo incremento e lustro per la concentrazione in esso dell'ufficio topografico dell'I.R. stato maggiore generale, anche il Marieni si trasferì nella detta città, e vi fu nominato direttore dell' ufficio di triangolazione e dei calcoli. Egli poi era stato  promosso a capitano nel 183o, a maggiore nel 1838, e nel corrente 1843, gli venne conferito il grado  di tenente-colonnello.
Ma più che i gradi e le promozioni militano per la gloria di Giacomo Marieni i lavori da esso intrapresi e compiti durante la laboriosa sua carriera.
Sino dal 1811 egli misurò una rete trigonometrica nella Valtellina, nei monti Veneti, e nelle Marche d' Ancona e di Macerata; ebbe pure l'incombenza di una revisione astronomica ed idrografica della costa italiana bagnata dal mare Adriatico, che eseguì da Monterobbiano sino alla Marca di Fermo.
Nel 1812, fu destinato, insieme con altri ufficiali, di formare una pianta del territorio di Ferrara, corredata di livellazioni, per servire a meglio regolare il corso delle foci del Po; e intorno a questo suo lavoro pubblicò una Memoria nel tomo 96 della Biblioteca italiana.
Fu spedito a Parigi nel 1816 per ritirare le mappe militari e le operazioni trigonometriche fatte  in comune dagli ingegneri geografi italiani e francesi nel territorio del regno italico.
Passò poscia in Dalmazia per attendere e dirigere i lavori necessarj per le due carte del mare Adriatico, una di cabotaggio in ventidue fogli, e l'altra generale in due fogli, opera importantissima che lo tenne occupato varj anni, benché avesse in ajuto altri ufficiali dell'istituto istesso e della marina; indi, sino al  183o, attese al disegno e all'incisione delle dette carte, ed a comporre le copiose note delle quali sono corredale, note che altrimenti ordinate, e di molto ampliate, formano il suo
Portolano del mare Adriatico, che fu pubblicato nel 183o, e che ebbe gli encomj degli intelligenti, e specialmente di una commissione di ufficiali della marina austriaca presieduta dal contrammiraglio Accurti.
Il Marieni fu inoltre spedito al monte Baldo, a Fiume ed a Venezia per coadjuvare alla determinazione  della differenza di longitudine tra Milano e Padova, e tra Padova e Fiume; dopo il 183o, si applicò alla costruzione di una carta dell'Asia minore, dietro le osservazioni e descrizioni degli ultimi viaggiatori più accreditati, che forma appendice alla gran carta della Turchia pubblicata dall' Istituto, e compose inoltre la carta itineraria delle Alpi occidentali, alla quale aggiunse, un gran foglio di supplemento per estènderla sino a Parigi ; finalmente, nel 184o, essendo occorso di misurare una base in Ungheria presso Arad, il Marieni  venne colà destinalo per cooperare alle osservazioni astronomiche relative.


Giovanni Marieni
- In alcuni de' suoi lavori il tenente-colonnello Marieni ebbe compagno un suo cugino (Giovanni), che fu uno degli allievi più distinti del liceo di Milano, detto di Porta Nuova, ove riportò i primi premj nelle matematiche e nella pratica del disegno, ed ove si accattivò la stima e la benevolenza di tutti i professori, ed in special modo del benemerito  professore di matematica Cesare Bovida.
Entrato nel 1815 nell'I.R. istituto geografico militare, divenne in breve carissimo al generale Campana che lo adoperò in moltiplici incumbenze, ed in lavori scientifici straordinarj e di molta importanza.
Fu laureato ingegnere architetto a pieni voti con lode a  Pavia nel 825, rimanendo però sempre attaccato all'istituto topografico. E, nel 1839, fu uno dei prescelti a seguire l'istituto suddetto a Vienna, ove è addetto esso pure all' ufficio dei calcoli e delle triangolazioni.
Giovanni Marieni nel 1817 coadiuvò l'astronomo Brioschi nelle operazioni trigonometriche del ducato di Lucca; e negli anni successivi eseguì altri travagli consimili nelle provincie di Brescia, di Cremona, di Mantova, ed ai confini meridionali del Tirolo, per collegare la grande triangolazione dell'Italia superiore a  quella proveniente dall'Austria.
Nel 1821 e nel 1822, fece la triangolazione di una parte del golfo della Spezia, indi passò in  Dalmazia a coadjuvare il cugino tenente-colonnello nella triangolazìone e nelle osservazioni astronomiche.
Fu occupato esso pure a Verona e sul monte Baldo per la determinazione delle differenze di longitudine tra Venezia, Padova, Verona e Milano.
Nel 1831 venne destinato dall'I.R. Magistrato Camerale di compilare l'Atlante di geografia moderna in 36 tavole per uso dei ginnasj del regno Lombardo Veneto; indi compose un globo terrestre del diametro di undici pollici, pubblicato dall'Ubicini. Finalmente, nel 1841, 1842 e 1843, ebbe dal governo austriaco l'onorevole incarico di estendere su tutto lo Stato Pontificio la triangolazione, che sotto il cessato governo italico non era stata condotta che sino alle Marche; unì questa triangolazione con quelle eseguite dall' ufficio topografico di Napoli; indi condusse una rete di triangoli di
primo ordine lungo le maremme toscane, giugnendo sino al ducato di Lucca, e collego queste operazioni cogli osservatorii astronomici di Roma, di Firenze e di Pisa. Cosi con questo importantissimo lavoro, pel quale Sua Santità si degnò conferirgli la decorazione di cavaliere della

 milizia aurata di S. Silvestro, vengono ad essere trigonometricamente legati tra di loro gli osservatori astronomici di tutta l'Italia, e le basi misurate ne' diversi Stati della medesima.


L'altro nipote (
Luigi Marieni), dopo di avere con molta lode percorsi gli studj a Pavia, è annoverato tra i medici dello Spedale Maggiore di Milano, ed ha date prove del suo sapere colla pubblicazione di scritti di medico argomento, encomiati anche da scientifiche accademie."

 

 FONTI e LINKS di approfondimento
 

 Nota 1) Notizie discordanti sulla morte sua e del colonnello Zanardini sono espresse nel saggio di Giulio de Rénoche
 "
L’EPOPEA DEL CORPO DI SPEDIZIONE ITALIANO NELLA PRIMA CAMPAGNA DI RUSSIA"   ritorna al testo>>>

 


 

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